Fiaba Terapia Con una formazione nell' ambito della scrittura creativa, del Breathwork Counseling (Rebirthing), della Tecnica Vibrazionale di Baba Bedi e delle terapie alternative, delle Terapie brevi e dell' Ipnosi ericksoniana, l' autrice, dopo avere maturato una significativa esperienza nelle relazioni d' aiuto, elabora un proprio approccio originale, frutto di personale ricerca e sperimentazione, che da anni adotta conducendo a Milano seminari di gruppo e sedute individuali di fiaba-terapia. Contatti
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Oltre ad un susseguirsi di fatti fantastici, la fiaba e’ anche un cammino interiore percorso senza muoversi: fare grandi cose stando fermi nella propria stanza. E’ un tornare a casa, un ritorno alle origini, alle radici, un cambiamento dolce, dunque un cammino interiore senza stanchezza. Volare dentro ad ogni cosa, volare nell’acqua e nuotare tra le nuvole. Cio’ che sembra non servire e’ utile comunque. Niente e’ nulla: anche un’apparente nullita’ come un sassolino, nelle fiabe puo’ essere un amuleto magico, un mistero… Una briciola puo’ contenere un paesaggio fatato, un intero universo… E non e’ cosi’ anche nella realta’? Il microcosmo con le sue particelle, non e’ forse lo specchio del macrocosmo..., dell’Universo intero, che nella fiaba si anima? La nostra fantasia in fondo non puo’ che contemplare cio’ che gia’ conosce, compresa quella parte di realta’ che spesso si cela ai nostri occhi. La fiaba potrebbe essere definita anche come una sequenza di simboli che comunicano su due piani contemporaneamente: quello della coscienza, che deve comprendere utilizzando la sua parte razionale, e quello piu’ profondo dell’inconscio che lo rielaborera’ al di la dei limiti della mente e nell’ambito di un sapere antichissimo e comune a tutta quanta l’umanita’. Con la scrittura della fiaba attiviamo principalmente la parte destra del cervello e automaticamente ci proiettiamo in una dimensione di rilassamento e creativita', ricreando la medesima condizione che si ha, per es. durante la meditazione, la recita di mantra... o piu' semplicemente mentre cuciniamo, dipingiamo etc…. Condizione questa, di grande ricettivita’ al cambiamento. Ecco perche' gia’ solo per questo fatto la fiaba e' terapeutica! Inoltre, appena iniziamo a scriverla, mettiamo in moto diverse energie dentro di noi, secondo il principio che le nostre caratteristiche interiori sono riassunte in ogni simbolo contemplato dal racconto. Dato che ogni simbolo possiede una forma ed una sostanza con piena capacita' di interazione, acquisisce automaticamente il potere di movimento, vitalita' e azione con e verso la struttura circostante dell'universo immaginativo. Quest’ultimo e' un luogo rappresentativo, un piccolo frammento spazio/temporale della nostra psiche, che prende vita nell'ambito del dispiegarsi degli avvenimenti fiabeschi. Come apparira’ chiaro, in questo lavoro il simbolo crea un punto di riferimento importante, grazie al quale l'immagine che la fiaba fornira’ nel suo insieme costituira’ una struttura di riferimento, che dara’ la misura esatta della correzione da apportare nell'immaginario profondo della persona. Conseguentemente questo tipo di terapia agisce proprio sugli aspetti che in noi si discostano dall’oggettivita’ del simbolo, dalle piu' elevate qualita’ che esso rappresenta: infatti con la fiaba contattiamo gli archetipi, cioe’ i punti di riferimento, i baluardi, i modelli originali di cui il mondo materiale e' una conseguente copia. Fondamentalmente la fiaba-terapia sfrutta la caratteristica secondo la quale la psiche umana ha un suo istinto di guarigione che si manifesta al massimo del suo potenziale, proprio in uno spazio rappresentativo e specifico come il racconto fantastico, appunto. Hillman (1984) diceva che "i pazienti in psicoterapia vivono le loro esperienze all'interno di una determinata chiave narrativa, di un certo genere letterario". Nella fiaba questo spazio inizia a vivere gia' dal "C'era una volta tanto tanto tempo fa....." Inizio magico che proietta la persona automaticamente nel regno della profondita' della psiche, nello spazio idealmente perfetto, grazie al quale tutto il simbolismo, salito dall'inconscio, puo' vivere come nei sogni, liberamente e senza l'intromissione della mente razionale, che invece interagira' solo in un secondo tempo, tirando le fila e i nessi logici del materiale emerso. Una rappresentazione simbolica come la fiaba rende pertanto la nostra mente testimone delle tematiche inconsce e dei processi profondi di trasformazione. In tal modo la nostra razionalita,' pur comprendendo, permane in uno stato di sano distacco. Essa non puo' che prendere atto di quanto avviene e interagire con i medesimi strumenti, cioe' i simboli, limitando a se stessa l'espletamento della sua unica funzione: comprendere e dedurre in modo logico, SENZA le sovrastrutture interpretative e teoriche, che la parte sinistra del cervello tenta sempre di anteporre alla destra. La qualita’ "dell’essere testimone" si espleta anche grazie all’automatica identificazione col protagonista, che mette la persona nelle condizioni di sapere (anche se inizialmente solo a livello inconscio) che il successo puo’ essere prima o poi raggiunto, cosi’ come lo ha raggiunto il suo eroe del racconto. Il lavoro terapeutico e' supportato proprio dalla magia della fiaba, che conduce per mano colui che la scrive (o che la ascolta), proiettandolo nel regno del fantastico, del tutto possibile, dove tutto e' realizzabile. Nella fiaba infatti ogni cosa puo' cambiare rapidamente... al semplice tocco di una bacchetta magica, o al rintocco di un orologio. In altre parole, cio' che nella realta' sarebbe percepito come un "miracolo quasi impossibile", nella scrittura delle storie fantastiche diventa automaticamente plausibile, contemplato, e quindi preso in considerazione nel profondo di noi stessi, gia' da quel medesimo istante. Ogni simbolo ha carattere evocativo, cosi' come qualsiasi insieme di azioni costituenti un racconto. L'evocazione e' una grande capacita' creativa e terapeutica della mente; essa si fonda principalmente sull'aver lanciato un impulso, come ad es. un sassolino che per conseguenza fara' tanti cerchi nell'acqua. Ogni cosa, elemento, entita' hanno carattere evocativo, in quanto la mente DEVE poter completare l’input iniziale: se pianto un seme... ne colgo gia' l'immagine della futura pianta nella sua totalita' e bellezza. Come diceva R. Campbell (1990), " la metafora è un'immagine che suggerisce qualcos'altro". Aggiungo per esperienza, che il mare di simboli e di azioni metaforiche nel profondo della persona costituiscono gia' un andare "oltre" e pertanto questo lo sara' anche successivamente nella realta’ della vita, come conseguenza fisiologica. Ecco perche' i simboli e la fantasia con tutte le loro possibili combinazioni di ambienti, personaggi e azioni, sono praticamente infiniti, cosi’ come infinito e’ il loro potenziale guaritivo. Concludendo, il percorso terapeutico con l'uso della fiaba si puo' distinguere fondamentalmente in due filoni: la scrittura di una fiaba personale e/o l'utilizzo di fiabe gia' esistenti. In entrambi i casi e' opportuno proseguire dando un nuovo titolo, creando in tal modo una sorta di "nuovo recipiente da riempire" e completare, un nuovo contesto entro il quale avanzare.... proprio grazie al carattere evocativo del titolo stesso. Col procedere della scrittura si corregge automaticamente il contenuto del racconto, in quanto un nuovo titolo costituisce sempre un nuovo stimolo, un rinnovato impulso a farci spostare "dall'apparente unica possibilita' ", al considerare delle nuove alternative. Queste ultime possono rimanere circoscritte in principio alla sfera dell’immaginario, ma successivamente, grazie alla potenzialita' del cervello di comprende per metafora, verranno percepite come esperienze vivibili concretamente ed in grado di varcare i confini dei propri limiti, sublimando il concetto secondo il quale il fantastico e' gia' oltre qualsiasi confine !
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