La programmazione neurolinguistica

di Marina Schiavi, Counselor




Nell’ambito della sperimentazione clinica, la Programmazione Neuro-Linguistica, nota anche come PNL, è un campo che si sta rapidamente sviluppando e arricchendo di tecniche terapeutiche.

Ma cos’è la PNL? Al di là dell’istintivo senso di imbarazzo che può dare la definizione estesa di questo semplice acronimo, la PNL sta diventando ogni giorno sempre più vasta, complessa e articolata.

È importante dunque, per chiarire almeno un po’ le idee, partire dall’inizio, dalla sua nascita e in seguito dal concetto che sta alla base di tutto.

Breve storia della PNL

Fu nel 1970 quando Richard Bundler, appena laureatosi all’Università di Santa Cruz in California, e John Grinder, professore nella stessa Università, si misero ad analizzare le caratteristiche peculiari dei metodi di comunicazione utilizzati da alcuni psicoterapeuti particolarmente dotati, che ottenevano cioè risultati e guarigioni nei loro pazienti.

Da questo studio ricavarono dei modelli relativi alle tecniche di comunicazioni adoperate da questi medici, in base ai quali stabilire come ogni tipo di comunicazione potesse avere influenza sul cervello umano.

In pratica il loro scopo era quello di capire, attraverso l’analisi del lavoro compiuto da tre importanti psicoterapeuti, che ottenevano risultati concreti a disagi psicologici, se era possibile individuare metodi o tecniche alla portata di tutti.

La PNL nacque però solo alla fine degli anni ’70, da un lavoro portato avanti da Bandler e un suo studente, Robert Dilts, a cui si deve lo sviluppo scientifico della PNL.

Da allora ad oggi la PNL si è evoluta enormemente, toccando diversi campi di applicazione.

Oltre che nella psicoterapia, in cui viene applicata con successo a casi prima ritenuti incurabili, viene impiegata anche come strumento per incrementare il benessere mentale e la salute, per migliorare le prestazioni sportive e la comunicazione, per l’apprendimento rapido e infine anche come strumento di miglioramento professionale nel campo del business e dell’impresa.

In generale oggi la PNL si propone, in base al modellamento di persone che eccellono in vari campi, di rendere disponibili sistemi utilizzabili da chiunque voglia migliorare o progredire in qualsiasi campo o attività umana.

Cos’è la PNL

Il concetto che sta alla base della PNL è che ogni comportamento umano sia strutturato, abbia cioè una propria struttura che può essere analizzata in modo da definire dei modelli che la rappresentino e in base ai quali sia possibile insegnarla, impararla e alla fine modificarla.

La PNL, facendo un parallelo tra il funzionamento del cervello e quello degli elaboratori elettronici e basandosi sull’osservazione dell’esperienza umana, si propone di fornire algoritmi in grado di riprogrammare le nostre reazioni a determinati stimoli o di migliorare le nostre capacità utilizzando tecniche meccaniche ben determinate.

Il suo fondatore, Richard Bundler la definisce come un processo educativo che insegni alle persone a usare il proprio cervello, che permetta loro di acquisire un certo controllo su ciò che vi accade. "La PNL è un’opportunità per studiare la soggettività…" ("Usare il cervello per cambiare. L’uso delle submodalità nella programmazione neurolinguistica." Di Richard Bandler - Casa Editrice Astrolabio), di non lasciare il cervello girare per conto proprio senza controllo, libero di riproporci sensazioni o immagini sgradevoli.

Uno dei primi schemi della PNL è stato quello che si basa sulle modalità, ossia sul fatto che ogni esperienza che viviamo la rappresentiamo dentro di noi utilizzando la vista (immagini), l’udito (suoni), il gusto e l’odorato (sapori o odori) oppure sensazioni fisiche o emotive (sensazioni cenestetiche). All’interno di ogni modalità, le submodalità sono le singole caratteristiche attraverso le quali il cervello codifica l’esperienza (per esempio, per la modalità visiva, alcune submodalità sono la luminosità dell’immagine, il suo colore o la sua profondità).

Per cercare di capire come questo possa essere utilizzato, si può provare a fare un piccolo esperimento. Si faccia tornare alla mente un’immagine che ricordi un momento piacevole vissuto, e poi si provi a vedere come la sensazione che provoca quell’immagine cambia modificando forzatamente nella mente la luminosità dell’immagine stessa.

In genere quello che accade è che, se l’immagine viene affievolita, le sensazioni ad essa associate diminuiscono di intensità, mentre, al contrario, se l’immagine viene pensata più vivida e colorata, le sensazioni aumentano di intensità.

La luminosità è una submodalità visiva. Altre submodalità visive sono il colore, la distanza, la profondità, la durata, la nitidezza, il contrasto, il campo, il movimento, la velocità, la trasparenza e altre ancora.

Facciamo un altro esempio per chiarire ancora meglio.

Supponiamo che sia avvenuto qualcosa di spiacevole, un evento che la mente continua a riproporci e ci procura sensazioni negative. Una cosa che si può provare a fare è fissare l’immagine relativa all’evento e poi cercare con diverse submodalità di modificarla e vedere in che modo questi cambiamenti influenzano la sensazione che l’immagine (o meglio l’evento che essa ci ricorda) produce in noi.

Possiamo, per esempio, sfumarne i contorni fino a non vederla più, e a fare ricomparire al suo posto un’immagine relativa a un evento piacevole.

Oppure possiamo rimpicciolirla fino a farla sparire e sostituirla di nuovo con un’immagine positiva.

Oppure ancora possiamo toglierle i colori fino a renderla in bianco e nero, o farla ruotare, o trasformarla da immagine persistente a immagine che scompare immediatamente, o renderla piatta e non tridimensionale…

Si possono provare tutte le submodalità visive finché non si trova una che raggiunga lo scopo prefissato, ossia quello di allontanare il pensiero negativo o almeno renderlo meno importante.

L’esperimento non riesce? Tranquilli, forse si è più sensibili alle submodalità auditive (relative all’udito), cenestesiche (relative cioè alle sensazioni tattili, muscolari o interne, emotive, rappresentate nel torace o nell’addome o lungo la linea mediana del dorso) o olfattive e gustative.

Ovviamente qui non è possibile approfondire a sufficienza il discorso in modo da coprire tutti i vari aspetti della questione. Lo scopo di questo articolo è solo quello di dare una prima spiegazione su cosa sia la PNL e lasciare a chi è interessato il compito di approfondire. Per chi volesse farlo consiglio il libro da cui ho tratto le informazioni qui riportate e già citato prima o di visitare il sito ufficiale della PNL (http://www.programmazioneneurolinguistica.com/).






Psicologia

Home Page