BIBLIOTERAPIA.

Alla ricerca dei significati terapeutici della lettura nel nostro vivere quotidiano

 

Si parla sempre più spesso di biblioterapia, un termine molto utilizzato dagli inglesi, che amano la lettura molto più degli italiani. Il termine sta ad indicare il valore della lettura come mezzo di crescita personale, tanto da essere utilizzato anche a scopo terapeutico.

La lettura costruttiva

A tutti sarà capitato, di leggere e di essere "illuminati" da un libro, un po' come un buon amico che dice le cose giuste al momento giusto e che fa riflettere.

Più spesso il libro viene utilizzato o cercato attivamente come autoaiuto, come formazione…ecc.

Tra le varie funzioni che un libro può assumere, dalla letteratura e dalla clinica troviamo che :

In tutte queste situazioni la lettura assume un significato molto importante nel favorire l'adattamento al0la realtà e il protagonismo nella vita.

Tra la cultura del visivo e la cultura del comunicare

Se da un lato si possono evidenziare le positività di una sana lettura, purtroppo spesso sacrificata ad altri piaceri o doveri, nell'era della Tv satellitare e della cultura del guardare, poco spazio ha una cultura del comunicare.

Molte persone inoltre non amano leggere, tanto da parlare di analfabetismo di ritorno.

Come dice Pennac, "il verbo leggere non sopporta l'imperativo come il verbo amare e sognare", e nemmeno qui si vuole imporre, ma certo va detto che chi non legge non sa cosa perde (motivo per cui continua a non leggere: ciò che non conosci non ti manca!).

Ovviamente questa non vuol essere una propaganda alla lettura, ma solo uno spunto per pensare.

Nella logica del guardare, infatti, c'è chi offre prodotti facilmente usufruibili (quiz, immagini spettacolari, video musicali, curiosità sulla vita delle persone come nel grande fratello, ecc.) e c'è chi riceve quel messaggio.

Pensiamo alla TV: in sostanza non c'è rapporto tra i due, emittente e ricevente. Semplicemente, se non ci sta bene cambiamo canale, se non lo facciamo vuol dire che ci va bene, è scontato che sia così, e allo stesso modo sono scontati altri aspetti.

I desideri delle persone vengono indovinati e non sono realmente importanti. Si tratta di una relazione decisamente poco impegnativa, dove tutti hanno ragione.

Nella logica del comunicare, invece, l'obiettivo è incontrare i desideri, i sogni, l'inconfessato e inconfessabile di ognuno, per scambiarsi domande, risposte, idee.

Parafrasando Cerroni, solo chi può leggere è in grado di ascoltare, vedere e valutare, pilastri di una comunicazione autentica, dove avviene uno scambio di pensieri e non di citazioni vuote di senso, come lo stesso Heidegger, filosofo esistenzialista affermava secoli fa.

Leggere la relazione

Se si scrive perché qualcuno legga, e si legge perché qualcuno ha scritto, allora il libro assume comunque valore come mezzo all'interno di una relazione con sé e con gli altri.

Ci troviamo in altri termini ad un crocevia, dove la lettura diventa un punto nodale dove si raccordano significati diversi, talvolta di crescita, talvolta di difesa, o di rifugio, pausa o chiusura, o altro.

La lettura, in che misura è un modo per crescere, e in che misura un modo per barricarsi difensivamente?

Se la relazione si chiude al mondo, diventando una sorta di rifugio dove ripararsi, diventa un'illusione di benessere. Si finisce per leggere la vita anziché viverla, con l'illusione che sia tutto diverso. Il confine tra realtà e fantasia finisce con lo sfumare, ed è un po' come vivere in una cappa di vetro, osservando figure che passano, o in una gabbia.

Capita spesso nella clinica di trovare persone che hanno letto divorando di tutto, diventando ottimi osservatori della vita, ma poco protagonisti, bloccati dalla confusione.

Così ci si impegna a leggere come se dal libro potessimo ricavare ricette per superare crisi, quando in realtà l'accumulo di informazioni senza la possibilità emozionale di usarle crea il caos interiore, sofferenza, disagio, angoscia.

Al contrario uno spunto letto al riparo della propria nicchia, può aprire a nuovi orizzonti, indica altre vie, può sbloccare certi impasse di pensiero, incoraggiando, perché no, anche a passaggi evolutivi.

Le letture nella terapia

Ciò che nella vita quotidiana avviene casualmente e fortuitamente, nella terapia viene orientato secondo un preciso metodo che si adatta di volta in volta alle esigenze dei singoli, per migliorare la qualità della vita.

In questo contesto, il rapporto tra terapeuta e paziente è sempre al primo posto.

In generale, i vari orientamenti vedono la lettura e il consiglio di leggere libri all'interno di questa dinamica relazionale.

Solitamente Freud, e successivamente l'orientamento psicoanalitico, sconsigliano ai pazienti nevrotici la letteratura scientifica, in quanto la lettura e l'attaccamento a concetti teorici e razionali ostacolano la possibilità di lasciarsi andare e di sperimentare qualcosa di nuovo.

E' ciò che accade anche durante la fase di latenza, quando domina la pulsione epistemofilica, che permette al bambino di concentrarsi sullo studio e su compiti di tipo cognitivo, tralasciando altri "piaceri" ed esperienze.

E' il caso ad esempio di una paziente che, lasciata dal marito dopo una vita dedicata a lui, si è rifugiata nella lettura per capire cosa era successo, il perché di tanta sfortuna. E' stato così che si è riconosciuta tra le donne che amano troppo, ma senza poter cambiare con la conoscenza la sua posizione, anzi, finendo poi con l'aggiungere confusione a confusione. Oggi, grazie alla psicoterapia, è riuscita ad integrare le sue riflessioni e conoscenze traducendole in un nuovo modo di sentirsi e di vivere la relazione. In questo caso la lettura aveva aiutato inizialmente a riconoscere il problema, ma ha ritardato poi la possibilità di affrontare seriamente il problema facendosi aiutare.

Jung, al contrario di Freud, consigliava la lettura per la sua funzione simbolica, che facilita l'espressione dei processi di pensiero.

Allo stesso modo, la terapia razionale emotiva si basa sull'idea che il cambiamento desiderato sia facilitato se affiancato da elementi che restano presenti al di fuori della terapia.

C'è anche chi arriva ad utilizzare il libro al posto di una ricetta, avendo cura di prescrivere il libro giusto per il problema in questione, ottenendo risultati interessanti soprattutto nello sbloccare situazioni difficili da accostare e pensare.

Ne deriva quindi un ampio ventaglio di espressioni e di usi della lettura.

Resta cruciale, lo ricordiamo ancora una volta, la disponibilità alla relazione e la possibilità di entrare in contatto con l'altro.

Così, se è utile leggere ad esempio cosa è utile al proprio bambino e cosa non lo è, certo non è utile leggere al posto di giocare con lui!

 

Per chi vuole saperne di piu'

 

 

 

 

Dott.ssa Barbara Rossi

 

 

 

Psicologia

 

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